
GUEST WRITER: STEFANO ALBERTI
E’ una vera e propria indagine su Sant’Alessandro la pubblicazione che Roberto Alborghetti ha curato per Velar sul patrono della città e della diocesi di Bergamo. Come in una sorta di inchiesta giornalistica, Alborghetti ha ricostruito il contesto storico in cui si colloca la vicenda di Alessandro, verificando fonti e documenti, districandosi tra ciò che è racconto leggendario e oggettiva realtà storica. Una vicenda, quella del legionario Alessandro – la cui festa annuale ricorre il 26 agosto – fortemente identitaria per la terra di Bergamo, duramente provata dalla pandemia del covid-19. E nella storia di Alessandro si intravedono tracce e percorsi che contribuiranno a formare, nel corso dei secoli, lo stesso dna del carattere della gente bergamasca (il libro si apre con un episodio emblematico).
Evidenziando come la storia del patrono di Bergamo – un “miles thebanus”, un soldato della gloriosa legione tebana, costituita dai romani nel nord dell’Africa – continui ad affascinare e a suscitare domande, l’autore si è posto una serie di interrogativi di partenza: perché la devozione del protomartire bergamasco ha superato i secoli? Perché è passata indenne tra mutamenti e rivoluzioni che hanno interessato anche la stessa realtà ecclesiale? Perché è rimasta sempre “dentro” il cuore di una terra? Perché è perfino entrata nella considerazione di popoli e civiltà europee, dai Longobardi ai Carolingi? Perché ha motivato e coinvolto tanti autori, ricercatori ed artisti? Perché si è estesa anche fuori i confini di Bergamo, lambendo il Meridione d’Italia: a Pescolanciano (Molise) è punto di riferimento per un casato dalle ascendenze templari; a Melfi (Basilicata), suggestiva città normanna, anch’essa cinta di mura, Sant’Alessandro è venerato come patrono.
L’importanza e la particolarità della pubblicazione sono sottolineate nella prefazione del Vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi che, tra l’altro, così scrive: “L’agilità “completa” di questo lavoro ha saputo raccogliere, sintetizzare, far trasparire il molto materiale che nei secoli si è raccolto e quasi stratificato intorno alla vicenda del nostro Patrono. Chi non voglia sbrigativamente sbarazzarsi con l’aggettivo “leggendario” del “personaggio Alessandro”, così fortemente attestato nei documenti notarili, negli scritti, nell’ iconografia, nella devozione della gente di Bergamo, trova nel lavoro di Roberto Alborghetti una suasiva e coinvolgente pista per ulteriori indagini.”
“La seconda qualità dell’agile lavoro di Alborghetti – così continua il Vescovo Beschi – la trovo proprio in quel suo saperci proporre il “filo d’oro” della continuità storica: quante ipotesi su Alessandro e la sua vicenda lungo la storia! Alborghetti riesce con l’onestà e la chiarezza della sua esposizione a offrircene ancora i buoni frutti, rispettando il dovere della ricerca, la varietà delle ipotesi, i sinceri tentativi di analizzare ogni tessera del mosaico. La terza qualità del lavoro agile di Roberto Alborghetti sta, a mio avviso, nel restituire al lettore che giunge rapidamente alla conclusione dello scritto la sensazione di aver incontrato il martire Alessandro. Non si giunge alla fine del racconto carichi di informazioni erudite su qualcuno che sia ormai ridotto ad un’idea, ad uno sbiadito affresco sempre più slavato dal tempo. Alessandro si imprime invece nella mente come un giovane coraggioso e maturo, intelligente e concreto, con un progetto di vita fatto di fedeltà, di fortezza, di coraggio, di dedizione alla propria terra, di amicizia verso quanti condividono il suo ideale di giovane soldato”.
La pubblicazione presenta un ampio apparato di immagini – oltre 120 – che illustrano il tributo che artisti di varie epoche hanno offerto alla costruzione della singolare e sorprendente iconografia del martire patrono di Bergamo.
COSI’ INIZIA IL LIBRO…
“È il 1° agosto 1561. Non è una bella e tranquilla giornata per Bergamo. La città è in subbuglio e ribolle di soldati. La Repubblica di Venezia, che domina stabilmente sul territorio bergamasco, ne ha mandati a migliaia, insieme ad almeno tremila guastatori, al comando del generale Pallavicino Sforza. C’è da tenere a bada la folla inviperita che, da settimane, è sulle barricate a seguito di un ordine impartito dal governo lagunare. Riguarda la demolizione dell’antica cattedrale di Sant’Alessandro, ove da secoli riposano le spoglie del martire patrono della città e della diocesi. La Serenissima vuol raderla al suolo – insieme ad altre case e chiese ed alle coltivazioni – per erigere possenti mura difensive. Una decisione improvvida, che da giorni ha dato fuoco a proteste e ribellioni, minacciando seriamente l’ordine pubblico.
Venezia non ha neppure tentato di trovare ipotesi alternative. La cattedrale alessandrina va eliminata: la sua stessa posizione, fuori del centro abitato – così sostengono i fautori del progetto – è solo un ostacolo al nuovo sistema difensivo urbano. Ai veneziani preme dotare Bergamo di mura fortificate. Poco importa se poi si riveleranno un’opera sostanzialmente inutile, visto che già stavano cambiando le stesse modalità di “fare la guerra”. È solo l’arroganza della ragione di stato a prevalere su tutto, in sprezzo al fatto che la cattedrale rappresenti una fede, una religione, una storia, una popolazione. Rappresenti Bergamo”.
L’ha ripubblicato su ROBERTO ALBORGHETTIe ha commentato:
NEW EDITION FOR MY BOOK: ICONOGRAPHY AND SOURCES ON ALESSANDRO, THEBAN SOLDIER, MARTYR IN BERGAMO (ITALY)