SIENA: IN MOSTRA LE MAGLIE (RESTAURATE) DEL CAMPIONISSIMO GINO BARTALI


L’Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d’Elsa, Montalcino si rallegra con la Parrocchia di Santa
Petronilla per la presentazione del restauro delle tre storiche maglie donate da Gino Bartali al suo
amico Don Bruno Franci – due maglie gialle indossate dal campione fiorentino nel corso dei vittoriosi
Tour de France 1938 e 1948 e quella di campione d’Italia del 1952 – e del nuovo allestimento
destinato a custodirle nella cappella di Santa Teresa del Gesù Bambino a Siena. Giunge così a compimento il
progetto di restauro avviato da un Comitato di appassionati di sport e di storia senese, guidato da
Don Dino Arciero e promosso dall’Arcidiocesi di Siena, attraverso Don Vittorio Giglio, responsabile
per le Comunicazioni Sociali. Il progetto, sostenuto e realizzato da Opera Laboratori, taglia lo
striscione d’arrivo nello stesso giorno in cui la città celebra le “Strade Bianche”, corsa ormai divenuta
un pilastro del calendario sportivo internazionale e che si disputa su strade ben conosciute dal
grande campione.
Questa storia è infatti – e prima di tutto – la storia di una grande e profonda amicizia, quella tra Don
Bruno Franci e Gino Bartali. Il campione fiorentino (Ponte a Ema, 1914 – Firenze, 2000), com’è noto,
era infatti un saldissimo credente che nella fede cristiana trovava non solo gli insegnamenti e il
conforto, ma la stessa energia necessaria per il suo agire quotidiano, in gara, nella famiglia e nei gesti
extrasportivi che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, mentre il sacerdote senese (Siena, 1904 –
1972), parroco di Santa Petronilla dal 1938 al 1972), da grande amante dello sport, era la figura più
adatta per capire l’essenza interiore del campione e forse l’unico capace di individuarne le fragilità.
Don Franci, di dieci anni più anziano, è, come lui, schietto e pratico, carismatico e indipendente; in
più, li accomuna un’intensa devozione verso la Vergine.

Si erano conosciuti per la festa dell’Assunta
del 1935 a Vallombrosa e da quel giorno avevano intessuto una fitta trama di rapporti. Nel luglio
1937 il sacerdote senese accorse a Marsiglia al capezzale del campione costretto al ritiro per la
rovinosa caduta avvenuta nel corso della tappa Grénoble-Briançon della grande boucle, e nel
settembre 1938 Bartali gli donò una maillot jaune delle undici indossate nel suo primo trionfo. Un
gran regalo per il sacerdote che reggeva la parrocchia da pochi mesi (e che avrebbe retto fin quasi
alla morte). Bartali si recava spesso a Siena a trovare l’amico e a pregare nella sua chiesa e gli
appassionati non si lasciavano sfuggire l’opportunità di parlare con il grande campione. Vi si recò
anche alla fine di giugno 1948 prima di partire per Parigi, promettendo di regalare al suo amico un
altro giallo simbolo del primato in caso di successo finale. E Bartali tornò nella città del Palio lunedì
9 agosto per esaudire la promessa, regalandogli la maglia indossata nella 21a e conclusiva tappa,
la Roubaix-Parigi, al termine di una calorosa cerimonia pubblica, alla quale presero parte un gran
numero di appassionati di ciclismo e di iscritti all’Azione Cattolica.
Ambedue le maglie portano un carico di storia. Quella del 1938 fu infatti profondamente lacerata
dal crollo del campanile della chiesa, provocato dal bombardamento dell’11 aprile 1944. La seconda
è profondamente legata alla storia nazionale, essendo uno dei simboli di una corsa che ha lasciato
tracce profonde nella storia e nella letteratura italiana. Gino Bartali la vince a 34 anni e a dieci anni
dal suo primo trionfo. Siamo a Cannes, giorno di riposo. In giallo c’è il giovane e promettente Luison
Bobet e il campione fiorentino ha oltre 21 minuti di ritardo in classifica.

L’Italia, quel giorno, è scossa
dall’attentato a Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista che innesca sommovimenti di
piazza con rischio di guerra civile. In serata, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi telefona
all’amico – come lui iscritto all’Azione Cattolica – per incitarlo a dare il massimo nell’aspra tappa in
programma l’indomani. “Gino – gli chiede – qui la situazione è grave, una tua vittoria al Tour
rasserenerebbe gli animi. Ce la puoi fare?”. “Vincere il Tour non sarà facile, anche se domani a
Briançon penso di arrivare primo”, risponde il campione.

E accade. Il percorso prevede tre crude
salite – Col d’Allos, Vars e Izoard. In una giornata terribile, con tanta pioggia e strade impossibili,
Bartali si toglie dalla ruota tutti i rivali e giunge all’arrivo recuperando quasi venti minuti sulla maglia
gialla Bobet. Il primato è ad un passo. L’impresa rasserena l’Italia, Togliatti si sveglia e rassicura
sulle proprie condizioni, la sua prima domanda è su cosa ha fatto Bartali al Tour. Il giorno dopo
sarà ancora vittoria e primato in classifica. Poi la marcia di Gino diventa trionfale, sette tappe e la
maglia gialla finale, quella esposta a Siena, conquistata con oltre 26′ sul secondo, il belga Schotte.
La terza maglia, quella tricolore di campione d’Italia 1952, fu donata a Don Franci nel marzo 1953:
anche in questo caso si trattò di una cerimonia pubblica, immortalata con articoli sui giornali e
innumerevoli fotografie. Proprio ispirandosi a uno di questi scatti, Walter Molino la riprodusse sulle
pagine della Domenica del Corriere, ritraendo la scena della benedizione della maglia che Gino
Bartali avrebbe poi indossato nelle corse del 1953. Da quel lontano giorno le maglie sono rimaste
nella chiesa di Santa Petronilla, donate a sua volta da Don Bruno Franci alla chiesa di cui era parroco.

Comitato per il restauro delle maglie di Gino Bartali
Don Dino Arciero (Presidente), Benedetto Bargagli Petrucci, Giancarlo Brocci, Marco Bruttini,
Marco Giamello, Gabriele Maccianti, Cecilia Rigacci.
Per Opera Laboratori: Stefano Di Bello, Barbara Tavolari, Carla Molin Pradel con Annalisa Alecci
(restauro), Yuri Bigozzi (progetto e allestimento).

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