
Entra nel vivo la prima edizione del Premio Letterario Nazionale “Modello Camilleri”
indetto dall’Istituto d’Istruzione Superiore Statale “Enrico Fermi” di Arona.
E’ stata infatti resa nota la giuria di qualità che dovrà operare la selezione tra i tanti lavori
inediti giunti da alunni di scuole superiori di secondo grado di ben 6 diverse regioni italiane.
“A comporre la ‘Giuria di qualità’ – precisa Giuseppe Amato, dirigente scolastico dell’istituto
aronese – sono scrittori, critici e cultori di lettere, esponenti del mondo culturale, tutti con
potere di voto”. La scelta è caduta su Serena Caruso Bavisotto, dirigente Ufficio Scolastico
di Novara, Gaetano Savatteri, giornalista, scrittore e autore dei libri che hanno ispirato la
fiction “Makari”, Denise Inguanta, giornalista e scrittrice, Maria Rita di Natale, docente, Jana
Karsaiova, scrittrice slovacca, finalista al Premio Strega con il suo primo romanzo “Divorzio
di velluto”. In questi giorni i giurati, che prestano la loro opera a titolo gratuito, sono
impegnati nella lettura dei dieci elaborati finalisti, tra cui saranno individuati i vincitori.
Entro la fine dell’anno scolastico si terrà, ad Arona e on line, la cerimonia di premiazione in
cui saranno rivelati i nomi dei vincitori.
Il Premio Letterario Nazionale “Modello Camilleri” – progetto che ha in Patrizia Storoni la
docente referente – nasce con l’intento, da una parte di stimolare la capacità di scrittura nei
giovani, dall’altra di recuperare e valorizzare il patrimonio linguistico dialettale. E ha subito
colto nel segno, visto l’immediato interesse di tanti giovani scrittori di età e indirizzi diversi.
Per lasciar spazio alla loro creatività, il Comitato organizzatore ha scelto di non dare un
tema; inoltre gli elaborati, sotto forma di racconto breve, possono spaziare tra i diversi
generi narrativi. Con un unico vincolo: la contaminazione della prosa italiana con parti
dialettali. Elemento quest’ultimo che è divenuto il tratto distintivo della scrittura di Andrea
Camilleri, che nei suoi romanzi ha via via sempre più affinato un’ibridazione, un impasto tra
la lingua nazionale e il dialetto siciliano fino a costituire quello che dalla critica è stato definito
come “il linguaggio camilleriano”.
“L’auspicio – conclude Giuseppe Amato – è che in questo modo i giovani sperimentino il
valore della lettura e della scrittura e possano, inoltre, scoprire le proprie radici attraverso la conoscenza del dialetto, in modo che tale patrimonio culturale non si disperda e sia
salvaguardato dalle nuove generazioni”.
Grazie!!!
Patrizia Storoni >