VI RACCONTO IL MIO PRIMO INCONTRO CON IL PAPA PER CONSEGNARGLI LA PRIMA EDIZIONE DI “FRANCESCO” DIECI ANNI FA (14 GENNAIO 2014)


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In parecchi mi hanno chiesto di raccontare qualcosa sul mio “mezzogiorno con il Papa”, quando gli è stata donata e consegnata “Francesco”, la prima biografia storica illustrata che ho scritto su Papa Bergoglio ed uscita per i tipi di Velar ed Elledici. Come hanno già riferito i giornali, l’udienza privata con Papa Bergoglio – svoltasi il 14 gennaio 2014 in Casa Santa Marta, nella Città del Vaticano – è stata davvero un momento speciale. Anche perché Papa Francesco non è solito incontrare chi gli presenta libri che parlano di lui. È stato un momento bello, indimenticabile, al di fuori di ogni ufficialità, svoltosi in un’atmosfera rilassata, con il Papa che – dopo una mattinata di lavoro – voleva certamente concedersi qualche attimo di distensione.

Insieme a me, autore della pubblicazione, c’erano mia moglie Alba, Walter e Oscar Serra, titolari della Velar, editrice del volume, Paola e Laura moglie e figlia di Walter Serra, Silvia Ferrari, dello staff tecnico dell’editrice. Papa Francesco è entrato nella sala all’ora prestabilita, alle ore 12,45, con una puntualità sorprendente, e ci ha subito messi a nostro agio, grazie al suo sorriso, ai suoi modi di fare, a quella serenità che ci ha tranquillizzati.

Entrò nella saletta senza essere preannunciato: aprì la porta e ci accolse con un sorriso. E dai suoi occhi, e poi dalle sue parole, percepii che era curioso di conoscere chi fosse colui che era riuscito a ricostruire i suoi settantasette anni trascorsi in Argentina, figlio di emigranti piemontesi.

Noi tutti siamo stati presentati al Papa dal cardinale Giovanni Battista Re – già Prefetto della Congregazione dei Vescovi, facente funzioni di decano nel conclave che ha eletto Jorge Mario Bergoglio – ed autore della prefazione della pubblicazione. Eravamo tutti emozionatissimi, ma anche Papa Francesco lo era.

Scorrendo le pagine del volume, ha accarezzato con gli occhi le fotografie dei genitori e dei luoghi di Buenos Aires, e l’insieme dell’opera  che ripercorre, con una ricca documentazione di notizie, testimonianze ed immagini, la vita del pontefice “preso quasi dalla fine del mondo”.

L’incontro, durato una buona mezz’ora, si è svolto in una sala di Casa Santa Marta nella quale Papa Francesco ha scelto di risiedere. Nel vedermi, Papa Francesco ha subito notato che avevo un occhio un po’ gonfio. Gli ho riferito che la causa era quello che, in italiano, si chiama orzaiolo. Forse causato dallo stress per rispettare i tempi di pubblicazione… Lui, simpaticamente, mi ha detto che in spagnolo si dice “orzuelo”, consigliandomi pure un rimedio che in Argentina si tramandano i nonni, ossia prendere la fede nuziale e strofinarla per tre volte sulla palpebra. “Prova…”, disse sorridendo. E mi ricordai che tale pratica era in uso anche nei territori lombardi, in tante famiglie.

Al Santo Padre – che ascoltava con grande attenzione – ho riferito tra l’altro che la biografia è il risultato di sei mesi di ricerche e testimonianze, raccolte in varie direzioni, sui momenti fondamentali della sua vita, a cominciare dalle origini della famiglia Bergoglio, l’emigrazione dall’Italia in Argentina, fino alla sua testimonianza pastorale e ai primi mesi di pontificato.

Mi chiese il mio luogo d’origine e risposi che ero di Bergamo e lui: Ah, Papa Giovanni!”.

Il Santo Padre ha sfogliato con commozione le pagine, ammirando i luoghi di Buenos Aires, le sue basiliche e la cattedrale sulla storica plaza de Mayo. Mi è parso di cogliere un po’ di nostalgia in lui. E mentre sfogliava, egli ripeteva “Grazie, grazie”, aggiungendo “che questo libro lo si fa soltanto per i Santi”. Saprò poi, nei mesi successivi, che Papa Bergoglio farà avere il volume a sua sorella Maria Elena, a Buenos Aires, scrivendole così: “Guarda che bello hanno fatto su di me” (testimonianza riferita mi in un pubblico incontro da Orazio Coclite, la storica voce di Radio Vaticana).

Papa Francesco è stato anche informato sull’attività della Velar che aveva edito, come prima pubblicazione, una biografia su Papa Giovanni XXIII, che Papa Bergoglio proclamerà Santo il 27 aprile 2014, insieme a Papa Giovanni Paolo II. Prima del congedo, si è anche simpaticamente e amabilmente prestato a qualche “selfies” con i nostri cellulari. Ed anche questo gesto è stata l’espressione del suo modo di essere vicino alle persone, condividendone i sentimenti e gli stati d’animo. Gli abbiamo anche consegnato alcune lettere, in cui abbiamo cercato di esprimere su carta alcuni pensieri che, pensavamo, l’emozione del momento avrebbe bloccato.

Poi, prima di uscire – sempre senza qualcuno che lo scortasse, così come era arrivato – ha voluto salutarci ed abbracciarci, ad uno ad uno, chiedendoci di pregare e far pregare per lui, “perché il Papa ha bisogno di preghiere”. Mi ha colpito e profondamente emozionato un altro suo gesto.

Avevo accompagnato il Papa fino all’ascensore. Premette il pulsante e attese l’apertura delle porte automatiche. Mi sorrise e pronunciò ancora “gracias”. Entrò nel vano dell’ascensore, si girò verso di me. Vidi che stringeva al petto una copia del grande volume. Se l’era portata al cuore, stringendola come in un abbraccio. Una scena che non dimenticherò. Penso valga più di ogni parola.

Roberto Alborghetti

Qui sotto: articolo de L’Eco di Bergamo

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